La ricerca
in mare |
di G.
Pavan |
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La comunicazione acustica Nei Cetacei la comunicazione acustica ha acquisito un ruolo privilegiato rispetto ad altre forme di comunicazione; l’acqua infatti, più densa dell’aria, trasmette molto bene il suono e poco efficacemente la luce. La vista è dunque limitata a poche decine di metri, mentre i suoni possono viaggiare anche per centinaia di chilometri. Gli organi per la ricezione e la produzione dei suoni si sono evoluti e diversificati con l’acquisizione della funzione di ecolocalizzazione (biosonar) che è tipica degli Odontoceti e sembra non presente nei Misticeti. La produzione di suoni è molto varia, sia per l’ecolocalizzazione, con frequenze anche superiori a 150 kHz nei piccoli Odontoceti, che per i segnali di comunicazione che sono a frequenze più basse, generalmente inferiori a 25 kHz negli Odontoceti (delfini, orche, capodoglio) e a 5 kHz nei Misticeti (balene e balenottere). I fischi modulati dei delfini, come la stenella, molto comune in Mediterraneo, sono rilevabili entro 1-2 km mentre il raggio d’azione dei segnali di ecolocalizzazione è limitato a poche centinaia di metri. Il capodoglio, l’odontoceto di maggiori dimensioni, presente in Mediterraneo, ma difficilmente osservabile, è un animale emblematico per le ricerche di bioacustica. Si sa infatti ben poco del comportamento e della consistenza numerica nei nostri mari; si tratta comunque di un animale sempre più raro a causa delle attività umane, tra le quali la pesca al tonno e al pesce spada con reti derivanti entro le quali spesso si impiglia e trova la morte. Il capodoglio compie lunghe immersioni, generalmente di 40 - 50 minuti, e riemerge, appena visibile, tradito solo dal caratteristico soffio inclinato in avanti. Ma in immersione emette particolari segnali impulsivi, denominati clicks, con frequenze (30Hz – 30kHz) che coprono e superano la banda udibile. Dotati di elevata intensità e ripetuti in lunghe sequenze, possono essere captati anche a più di 15 km. Prima che la bioacustica ne rivelasse il mistero, i ticchettii e gli schiocchi rilevati dai sonar militari si riteneva fossero prodotti da un fantomatico “pesce falegname”. Le distanze di propagazione dei segnali a bassa frequenza dei Misticeti sono invece maggiori, nell'ordine delle decine di km ma anche superiori a 100 km per i melodiosi canti della megattera (Megaptera novaeangliae). La balenottera comune è l’unico misticeto costantemente presente in Mediterraneo: emette segnali a bassissima frequenza, circa 20-40 Hz, che si propagano per decine di chilometri. Le tecniche di ricerca Gli studi sugli animali in libertà sono certamente i più affascinanti: in superficie si osservano e descrivono i comportamenti, con la foto-identificazione si catalogano gli individui per riconoscerli quando li si incontrano di nuovo, con gli idrofoni si ascoltano e si registrano le loro voci. La bioacustica è la disciplina che studia le voci degli animali; essa ha un ruolo importante per lo studio e la protezione dei cetacei e dell'ambiente marino: riconoscere i segnali tipici di ciascuna specie consente infatti l’identificazione specifica e in alcuni casi lo studio e il censimento degli animali anche a grande distanza, di notte e con cattive condizioni meteorologiche. La bioacustica marina studia anche il problema del rumore nell'ambiente marino. Il rumore e le vibrazioni prodotte in mare dalle attività umane, che possiamo definire “inquinamento acustico”, possono interferire in vario modo con la vita animale. Possono limitare la capacità degli animali di comunicare, di chiamarsi e di riconoscersi, ad esempio, nel periodo riproduttivo, ma anche di segnalare situazioni di pericolo o di individuare ostacoli tramite il biosonar. Il rumore può quindi produrre alterazioni del comportamento, diminuire la capacità riproduttiva o indurre l’allontanamento da determinate aree, con gravi implicazioni ecologiche. Approfondire questi aspetti ha una grande importanza nella formulazione di nuove norme per la navigazione e per le attività potenzialmente dannose soprattutto nelle aree tutelate quali Parchi e Riserve marine. Il Centro Interdisciplinare di Bioacustica dell’Università di Pavia, che da molti anni si occupa di bioacustica marina, ha allestito un sito Web all’indirizzo http://www.unipv.it/cibra/welcome.html dove è possibile ascoltare i suoni dei Cetacei del Mediterraneo. I Cetacei del Mediterraneo Nel Mediterraneo sono segnalate 19 specie di Cetacei delle quali solo 8 sono da ritenersi comuni (Balenottera comune - Balaenoptera physalus, Capodoglio - Physeter macrocephalus, Stenella - Stenella coeruleoalba, Grampo - Grampus griseus, Globicefalo - Globicephala melas, Tursiope - Tursiops truncatus, Delfino comune - Delphinus delphis, Zifio - Ziphius cavirostris), 4 occasionali (Balenottera minore - Balaenoptera acutorostrata, Orca - Orcinus orca, Pseudorca - Pseudorca crassidens, Steno - Steno bredanensis) e le restanti, accidentali, estranee al Mediterraneo, ma occasionalmente segnalate negli ultimi 120 anni. è inoltre da segnalare una ridotta presenza di Focena (Phocoena phocoena) nel Mar Nero. |
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