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Composizione e sperimentazione nel rock britannico 1967-1976 | ||||
Le prime composizioni IMMAGINI Immagini è la mia prima canzone dove si racconta la voglia
di donna. Volevo esprimere la mia sofferenza in un mondo dove tutto può succedere,
anche l’impossibile: “Un ruscello sulla luna /Un cipresso nel deserto/tutti prati
color viola / Ma lei non c’è, lei non c’è”. Una canzone profetica perché trovai
la mia Lei dopo tanti anni. COLLAGE A
me piaceva sia la musica rock che quella classica (Bach, Beethoven, etc.) e sapevo
poco dell’arte della composizione, dopo teoria e solfeggio avevo studiato pianoforte
ed armonia con il maestro Aldo Casati e diventare compositore era stata sempre
una mia grande aspirazione, ma avevo ormai 24 anni! UNA DOLCEZZA NUOVA Seguire le orme dei maestri. Con questo imperativo Le Orme marciavano verso il loro secondo lavoro. Uomo di pezza inizia con l’enunciazione del tema della Ciaccona di Bach–Busoni, (2) suggerito da Reverberi, prende vivacità in un ostinato unisono di basso batteria e tastiere. Qui il gruppo fa un passo avanti rispetto la precedente esperienza della suonata di Domenico Scarlatti proponendo un originale disegno ritmico 3/4, 4/4, 5/4 che si inserisce come supporto al tema bachiano. Il riff ritmico nasce dalle otto battute di solo libero di organo. L’ ouverture chiude maestosamente in Re maggiore e in dissolvenza entra il pianoforte con un nuovo soggetto ispirato dall’accordo finale. Un nuovo preludio successivamente sviluppato da Reverberi. Il ritornello invece è sbocciato per simpatia alla garbata elegia, suggeritrice tra l’altro, del titolo: Una dolcezza nuova. In questo caso è stato proprio il motivo al pianoforte che ha ispirato la melodia. LA PORTA CHIUSA Dovevamo cimentarci anche noi come i migliori gruppi inglesi in un tempo dispari. I tempi più in uso e più famosi erano i 5/4 o i 7/4. Imbastimmo un giro di basso in 7/8 sotto un semplice tema con il sintetizzatore Mini-Moog. Nacque una strana atmosfera di suspence che procedeva senza difficoltà nonostante il ritmo azzoppato per la mancanza di un ottavo. Anche il testo aspirava ad un’ amalgama di suoni misteriosi: “Come ogni sera sei sola nel buio / il tuo candore ti fa compagnia”. Tutta la strofa è stata costruita sul giro di basso e sulla sequenza degli accordi di organo privi di terza (quinta e ottava) Le risposte strumentali suonate con il sintetizzatore rappresentavano la voce del personaggio che bussa alla porta. La storia voleva essere a lieto fine e ritorna alla parte finale della Ciaccona creando un maestoso impatto sonoro: Il suono delle campane, il piano e l’organo scendono giù come raggi di sole sull’altare degli sposi. Il finalissimo è una pirotecnica esplosione di suoni derivati da un gioco ginnico sulle due tastiere dell’Hammond. ALIENAZIONE Alienazione
è l’ultima traccia di Uomo di pezza.
E’ un brano strumentale che pur avendo il suo significato intrinseco non è mai
stato eseguito in concerto. Ricordo che eravamo arrivati in studio con le canzoni
contate, erano solo sei. Eravamo molto coraggiosi in quel periodo e non avremmo
avuto difficoltà ad inventarci un pezzo strumentale in studio. Volevamo ripetere
la formula fortunata dei sette pezzi di Collage, però dopo aver sentito le sei canzoni
appena incise eravamo così soddisfatti del lavoro che non sentivamo il bisogno
di aggiungere niente.Ma c’era un problema di tempo. Le tre canzoni del lato B
(Breve immagine, 2’42’’; Figure di cartone, 3’48’’; Aspettando l’alba, 4’43’’) arrivavano appena
a dieci minuti contro i quindici minuti e dieci secondi del primo lato. Bisognava
compensare, per motivi tecnici, con un altro brano. Alienazione è stato ideato e registrato direttamente in
studio senza tante prove. Trovato il riff
di organo il resto è seguito a ruota. Si potrebbe definire un "improvviso
di gruppo". Tre anni dopo a Los Angeles successe un fatto analogo, eravamo
a corto di idee e Tolo improvvisò un soggetto alla chitarra e nacque Laurel Canyon. Ricordo un particolare del primo brano di questo album: ero stato affascinato dalla Sonata per piano di Stravinskji e volevo scrivere qualcosa con lo stesso linguaggio atonale. Suonai al piano il mio tema con la parte dei bassi che procedeva per aumentazione. L’idea piacque subito a Gianpiero e nel giro di pochi minuti il pezzo era già fissato e completato sul pentagramma pronto per essere inciso. Lo stesso procedimento fu messo in atto per scrivere il nostro Notturno elettronico. Da un cimento sulla dodecafonia a un tema formato da una successione di note insolite, sviluppato poi in maniera neo-romantica. AMICO DI IERI Nella
metà degli anni settanta il suono delle tastiere aveva cominciato a stancare.
Il Mellotron, il sintetizzatore Mini Moog, l’Eminent e tutte le altre tastiere
erano presenti in tutti i dischi, non si riusciva più ad apprezzare nemmeno i
lavori dei grandi ELP. Dovevamo cercare al più presto un altro strumento che rinnovasse
il nostro sound e la chitarra mi sembrava la più indicata. Quando vidi la prima
volta Tolo Marton in azione lui aveva la chitarra penzoloni e stringeva tra le
mani l’armonica a bocca. | ||||
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