Home
>>
Indice
>>
Leante

Composizione e sperimentazione nel rock britannico 1967-1976

:: Home :: :: Indice :: :: Workshop :: :: Ricerca :: :: Chi siamo ::


L
AURA LEANTE


Aspetti multimediali dell'esibizione concertistica progressive: analisi della rappresentazione di
The Musical Box (1)

Introduzione

Nel presente saggio mi propongo di affrontare il tema della performance dal vivo nel progressive rock e delle modalità secondo cui essa contribuisce alla creazione di significato nella musica. Partirò dall'assunto generale che l'esperienza musicale non è esclusivamente acustica, ma, al contrario, si svolge anche su altri piani. Tale realtà si manifesta in modo particolarmente esplicito nel progressive rock, in cui, fin dagli spettacoli di luce dei primissimi Pink Floyd, la fruizione della musica è multimediale: la dimensione visiva legata al design delle copertine dei dischi e dell'esibizione concertistica, è inscindibile dalla traccia sonora; entrambe partecipano ad un unico processo di significazione della musica chiaramente sinestetico. L'uso semantico di colori e forme si accompagna all'impiego di luci ed effetti, a travestimenti e prevedendo rappresentazioni grafiche di dimensioni surreali, fiabesche o inquietanti.
Pur condividendo la comune esperienza psichedelica, i vari gruppi prendono direzioni diverse e giungono a risultati spesso opposti. Basti pensare ai concerti dei Pink Floyd, dove l'attenzione dello spettatore è attratta dall'intero palco, o, nel caso di "oggetti volanti o sospesi", va anche oltre, creando un gioco di profondità e prospettiva non diverso da quello che caratterizza la copertina di Ummagumma. Lo spettacolo consiste nella possibilità di ascoltare il gruppo e nello stesso tempo di vedere ciò che avviene intorno o quello che viene proiettato alle spalle dei musicisti; non è un caso che lo stesso nome dei Pink Floyd sia spesso associato alle geometrie presenti nella grafica dei loro dischi (in primis il triangolo del prisma e delle piramidi di The Dark Side of the Moon) e nelle coreografie dei loro show (soprattutto il cerchio di luci dello schermo presente sul palco sin dai primi anni Settanta). (2) All'opposto dell'esibizione concertistica dei Pink Floyd si possono collocare gli spettacoli dei Genesis, nei quali l'attenzione del pubblico è focalizzata su un singolo individuo. E' infatti Peter Gabriel che con la sua mimica, le sue maschere ed i suoi travestimenti anima le canzoni del gruppo e gestisce da solo la messa in scena. Sebbene l'importanza dell'evento concertistico e della multimedialità nel rock sia stata evidenziata da diversi studiosi (ad esempio Macan, 1997), di fatto un'analisi approfondita dell'argomento non è stata ancora effettuata nell'ambito dei popular music studies. D'altra parte tale situazione rispecchia quella che è una generale tendenza nella ricerca musicologica. Anche in una delle pochissime eccezioni - Analysing Musical Multimedia di Nicholas Cook (1997) - l'autore non si sofferma sulla performance dal vivo. Solo negli ultimi anni si registra un crescente interesse in ambito accademico - un cenno merita l'articolo di Jane Davidson su Annie Lennox, unico testo di analisi della corporeità e del movimento in ambito pop (Davidson, 2001). Al contrario, recensioni e interviste nella stampa dell'epoca sono ricche di descrizioni dell'elemento visuale degli spettacoli progressive, il che induce a riflettere a maggior ragione sulla necessità di approfondire lo studio dell'aspetto multimediale nel rock. Il presente saggio nasce direttamente dalla ricerca che sto attualmente svolgendo sui processi di costruzione del significato nell'esecuzione e nella ricezione della musica nell'ambito del progetto "Experience and meaning in music performance", presso la Open University.
In questa sede esaminerò un caso specifico all'interno del progressive rock inglese: i Genesis del periodo 1972-1975 e in particolare Peter Gabriel, la sua gestualità e l'uso del travestimento nella esibizione dal vivo di The Musical Box. Evidenzierò inoltre i significati che scaturiscono dalla analisi dei cambiamenti della performance di questa canzone nell'ambito di circa due anni. La mia scelta è dovuta sia alla consapevolezza che Gabriel (come ha dichiarato egli stesso - dove?) ha della sua mimica sulla scena, sia - soprattutto - alla richezza di spunti offerti dallo studio della rappresentazione di The Musical Box. Intendo infine proporre una prospettiva ed una metodologia di analisi che a mio avviso offre prospettive stimolanti e potrebbe rivelarsi ultile anche per altri repertori del progressive e, più in generale, della popular music.

Metodologia di analisi

Nel suo studio della gestualità impiegata nella conversazione e nella narrativa orale, David McNeill spiega come:

"[,,,] il gesto e la parola nascono entrambi da un unico processo di formulazione dell'enunciato. L'enunciato ha sia un'aspetto legato all'immaginario, sia un aspetto linguistico. Le immagini emergono per prime e poi sono trasformate in una struttura complessa di cui gesto e struttura linguistica sono parti integranti." (Mc Neill, 1992: 29-30) (3)

McNeill suggerisce inoltre che il gesto aggiunge al significato espresso dalla parola delle informazioni veicolate dalla vista e spesso altrimenti non accessibili. In modo analogo intendo mostrare come la possibilità di vedere un concerto arricchisca la musica di nuovi significati. In altre parole, il significato della musica è costruito - o modificato - anche attraverso l'elemento visivo. Con questo non voglio suggerire che l'esperienza live riveli "il" significato di un brano o di una canzone, ma comunque offre "un" significato che può essere anche molto distante da quello attribuito alla stessa musica durante il semplice ascolto di un disco. Dalla mia analisi emergerà come lo studio della performance di The Musical Box porti alla luce la possibilità di comprendere questa canzone secondo nuove prospettive.
Le categorie di gesti identificate da McNeill alle quali mi rifarò liberamente in questa sede sono quattro. La prima è costituta dai cosiddetti gesti iconici (iconic gestures), ovvero quei gesti che appaiono in stretto rapporto formale con il contenuto semantico del discorso e descrivono un oggetto o illustrano un atto. Il secondo gruppo è quello dei gesti metaforici (metaphoric gestures), che si riferiscono ad un'idea astratta e presentano una metafora concreta per un concetto. Le altre due categorie proposte da McNeill sono quelle degli indicatori di pulsazione (beats), che marcano la struttura ritmica della musica e sono costituiti ad esempio da battiti di mani, e dei gesti deittici (deiectic gestures), che indicano fisicamente un punto nello spazio, sia esso un luogo, una persona o un oggetto. All'interno dei gesti iconici vorrei inoltre evidenziare il sottogruppo dei gesti pantomimici, come discusso da Rime' e Schiaratura. Veri e propri "atti mimetici", questi sono i gesti in cui le mani rappresentano se stesse nella descrizione e riproduzione di un'azione da esse stesse eseguita (Rimé - Schiaratura, 2000: 246). Le categorie finora illustrate si riferiscono a studi condotti sulla gestualità nella comunicazione verbale. Il contesto di una esecuzione musicale è chiaramente diverso. In un recente articolo, Martin Clayton (2005: 374-378) ha evidenziato proprio la necessità di includere altre tipologie di movimento corporeo legate alla musica, che suggerisco di adottare nell'analisi della rappresentazione di The Musical Box. I due gruppi identificati da Clayton sono quello dei gesti che sono implicati nella produzione musicale e vocale, che considererò sotteso al presente studio, e quello dei manipolatori del corpo o degli strumenti. Le varie di tipologie di movimenti (illustrate in forma riassunta nella tabella 2) non sono nettamente separate, ma anzi spesso si sovrappongono: come emergerà di seguito, nella messa in scena di The Musical Box, Gabriel "manipola" il microfono, a volte con un effetto iconico, a volte seguendo la pulsazione e sottolineando la struttura ritmica del brano. Più in generale, la divergenza tra la prospettiva che intendo applicare al mio studio e quella di McNeill risiede nel significato attribuito al termine "gesto": se McNeill lo usa in relazione ai "movimenti delle mani e delle braccia" (4), io qui lo intenderò in un senso più ampio, simile a quello suggerito da Adam Kendon (5) e vicino all'etimo della parola, dal latino gerere (portare), in una accezione analoga a quella di "cum"-"portamento".

1 2 3 >

 

 

1. Introduzione / Metodologia di analisi

2. The Musical Box - 1

3. The Musical Box- 2
/ Conclusioni

 

.pdf (792 kb)

 

English version