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MARIO
GARUTI Come
angeli annoiati Se
come ha detto Cioran l’ignavia è “perplessità
congenita” e se l’accidia, più che pigrizia, è una forma di “tristitia”…
la consapevolezza dell’inattingibilità dell’oggetto del nostro desiderio,
io mi sento ignavo e accidioso. Dubito
quindi tendo… …
parafrasando Leroi-Gourhan, la tradizione è indispensabile alla specie umana quanto
il condizionamento genetico alla società degli insetti, la sopravvivenza di una
etnia è fondata sulla routine e la nostra “singolarità” si forma proprio dall’equilibrio
creato dal dialogo che si viene a stabilire tra routine e progresso, dove la prima
è il capitale necessario alla sopravvivenza del gruppo e il progresso l’azione
individuale mirata a migliorare la nostra vita…il rock degli anni ’70 per me è
stata la linfa vitale, l’unica musica in atto, viva e in grado di rinnovarmi le
cellule…ma non sempre le sinapsi e i neuroni. …
Milano, settembre 1970, Grand Funk Railroad al Vigorelli, il mio primo concerto
rock. Avevo 13 anni. Pochi giorni dopo sempre al Vigorelli i Led Zeppelin… energia
e piacere! …
Nel ’77 stringo la mano a Boulez, Il mio maestro mi manda a incontrare il “maître
à penser” della musica francese per porgergli una lettera personale… inizia un’altra
storia. …
ricordo odori, cibi, la campagna, sguardi, ma suoni della mia terra nulla, tutto
mi è arrivato dai media… e dai dischi di musica sinfonica, di cui mio padre era
grande ascoltatore, (e la musica per grande orchestra l’ho amata sempre) o quello
che passava la radio, jazz, rock. Sono stato più vicino a Hendrix o Zappa che
al liscio o alle bande. …
dal ’70 al ’77… il mio incessante desiderio del nuovo e il mio approdo alla contemporanea…
attraverso il rock progressivo (chiamato così anni dopo; siamo sempre in ritardo,
quando cominciamo ad analizzare un fenomeno di massa questo è già stato sostituito
da un altro… o lo si vive o lo si osserva), la cui distanza dalle altre forme
di rock era dovuta proprio a quella specifica tendenza a far esplodere le strutture
reinventandone il decorso formale poetico… alcune obliquità, residui sempre fertili e inquieti
dei Beatles, Ten Years After (… Good morning little schoolgirl), ancora
Led Zeppelin (… fino al III… Gallows Pole), Hendrix, i Family, Colosseum,
Iron Butterfly, Black Sabbath (Paranoid), Emerson Lake and Palmer. In Italia,
di riflesso, New Trolls, Orme, tra le pieghe Il Rovescio della Medaglia, Il Balletto
di Bronzo, la PFM, il Banco, Battiato, i Trip, e attraverso Genesis, Van der Graaf
(Pawn Hearths),
amore massimo per i King Crimson (21th Century Schizoid Man, Moonchild,
lo strepitoso e dimenticato LP In The Wake Of Poseidon con l’holstiano Devil’s Triangle… Lizard…
Island… e ancora Lark’s Tongues In Aspic…,
Fripp con Eno, Keith Tippett, Henry Cow, ovviamente i Pink Floyf (Interstellar
Overdrive), i Soft Machine, e ancora la Third Ear Band e in parallelo
sempre Zappa... tutto lontano, ricordi flebili…ma anche così vicino, così dentro
da non cogliere la distanza…quell’energia! Quella è venuta a mancare nell’avanguardia,
così asettica, così supponente, e noi sempre colonizzati, anglofili per il rock
e mitteleuropei con la cosiddetta contemporanea…che cosa centriamo noi con l’espressionismo?...
oggi…La cultura italiana? Un ossimoro, o è italiana o è cultura! Parlo
sempre dei primi Crimson, dei primi Genesis, dei primi Pink Floyd, dei primi Soft
Machine, dei primi Emerson Like and Palmer (meglio ancora i Nice). Si sono tutti
adagiati… la lista è lunga; il loro percorso creativo si è esaurito nel giro di
pochissimi anni. …
La massa orchestrale in movimento poteva ridarmi l’idea della deflagrazione hendrixiana,
cento suoni acustici per uno elettrico… la distorsione e basta, senza testo, senza
“senso”… se il problema della sopravvivenza di una società dipende dalla trasmissione
di quei valori che sono ritenuti necessari, ebbene in Italia l’orchestra rientra
in questi valori quasi unicamente per perpetuare l’opera lirica, l’unica nostra
vera tradizione… dove la voce è trasfigurata ma rimane una parte di noi… la musica
strumentale è sublimazione delle estensioni dell’uomo, gli strumenti… c’è già
una distanza…la voce è sempre con me… I testi di Boulez, alcuni ancora in francese
come “Penser la musique aujourd’hui”, li leggevo con reverenza, spesso senza comprenderne
del tutto il senso. Ma non riuscivo a entrare in sintonia con la sua musica. Un
testo sacro come “le marteau sans maître”, che la maggior parte dei miei colleghi
adorava, o fingeva di adorare, lo ascoltavo con indifferenza. Quello
che mi incantava era solo la forza della ragione, la convinzione con cui esponeva
il suo pensiero (… avevo già paura dell’emozione?)… compensava l’altra mia parte
de-siderante che amava il rock e tutta la cultura alternativa dell’epoca.
Stockhausen
sembrava poi rappresentare il giusto equilibrio tra una condizione e l’altra,
"Donnerstag aus Licht" andai a vederlo quattro volte; Franco (Donatoni)
ammirava il suo modo di pensare “in grande”… ”Gruppen” per tre orchestre, “Carré”
per quattro cori e quattro orchestre, “Licht” 29 ore di musica, nel ’70 la sua
musica viene suonata ad Osaka, in Giappone, per 183 giorni consecutivi, ecc. e
da lì, dai suoi pezzi che l’orchestra mi è sempre parsa come il luogo dell’incanto,
il luogo dove potevano avvenire i riti più bizzarri e perché no, dis-ordinati.
Il disordine l’ho sempre “sentito” come una dimensione ordinata molto complessa.
Non come qualcosa di caotico. Il senso di delirio, quasi erotico, che mi provoca
la scrittura per orchestra è paragonabile solo all’idea di un rito orgiastico.
Il luogo mirabilmente “discreto” diventa il luogo che manifesta meglio di qualsiasi
altro l’oblio della creazione; dove la rigorosa conoscenza tecnico-estetica diventa
“liquescenza”, il necessario diventa possibile, la rettitudine inquietudine e
beatitudine. Ancora
King Crimson… costruzioni in delirio… poesia… …
musica e algebra… poli del linguaggio che hanno in comune il rigore e la possibilità
di indefinitezza degli sviluppi…da un po’ di anni mi sono riappropriato anche
del sottile piacere che può dare una cosa in apparenza semplice e ordinata…è l’opera
di Cocteau, Duchamp e Cage che ha lavorato dentro di me in tutto questo tempo;
ma anche dei Cure, e via via fino ai Radiohead e l’ultimo capolavoro di Tom Yorke
(The Eraser)… così malinconici …
e il rock britannico è così assertivamente malinconico… (non solo, ma anche per
le terze minori, sempre… rispetto alla tonica… e alla dominante con le sensibili
abbassate, dorico e/o misolidio…) a differenza del jazz che è così malinconicamente
assertivo! Anzi
a essere sincero le due componenti, vortice e sfero di empedoclea memoria, sono
sempre stati in me radicalmente uniti… l’unica cosa che desidero articolata è
la mia vita, non per forza spericolata… e così mi sono riappropriato anche della
“canzone”, (con U.R.T.O è stata realizzata un’ opera-clip, “Moondata” andata in scena a Reggio Emilia
nel 2000) come forma aulico-narrativa, capace di emozionare. E’
un po’ retrò si dice quando si recupera qualcosa, ma se abbiamo una certezza è
che nel piacere la freccia del tempo si contorce… la rettitudine dell’anima non
esiste…la piega è lo spazio in cui ci muoviamo, avanti e indietro, sopra e sotto,
da un lato all’altro. Il piacere è legato all’istante e come tale si pone come
punto rizomatico di una rete che potenzialmente è infinita e che si propaga indefinitivamente,
con velocità differenti… a seconda di quanto riusciamo a vincere la forza di gravità…
e ciò che è elettrico è veloce… e il rock è veloce perché è elettrico; e il rock
progressivo esprime anche un sistema evocativo più complesso, più articolato,
esprime anche un pensiero… e il pensiero è il più veloce ed elettrico di tutti…
ecco perché sono comunque attratto dall’aspetto creativo, anzi sono dilaniato,
ossessionato dalla creatività. Perché è l’atto più veloce ed elettrico che conosco,
di fronte al quale anche il rock impallidisce. La
mia malinconia è la distanza che sento tra me e ogni realizzazione del pensiero,
perché sempre imperfetta rispetto al pensiero stesso, leggero e impertinente.
Il peso è l’elemento
che paradossalmente è legato alla freccia del tempo. La leggerezza sospende… anche
se come scrive P.Valéry “occorre
essere leggero come un uccello e non come una
piuma”… direzionalità! Il piacere è leggerezza ma anche esattezza,
ecco perché comincio a riappropriarmi dell’ordine e del semplice, sempre un po’
obliquo ovviamente… meglio una sfera incrinata che una sfera perfetta. Tutta la
nostra vita in fondo è spesa ad aumentare il numero degli istanti che provocano
piacere… ancora rock! …
nella musica classica l’orchestra! Questa massa-energia incredibile… ed è veramente
pornografico pensare a come viene sotto utilizzata pressoché in modo esclusivo
per “mostrare” i corpi in declino della tradizione, in ambiti decadenti o grotteschi…
Andare a un concerto oggi sembra di partecipare a un rito necrofilo, dove gli
osservanti hanno una età media di oltre i sessant’anni e i rumori aggiunti “casuali”,
alla partitura, ricordano i reparti di gerontologia… … del resto anche la Composizione nei Conservatori è più
che altro de-omposizione… spesso avanzata.
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