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Camilleri

Composizione e sperimentazione nel rock britannico 1967-1976

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Trasformazioni sonore

La definizione di trasformazione sonora acquista nel contesto del progressive rock una valenza diversa rispetto a quello che ha comunemente nell’ambito della musica elettroacustica. Un elemento sicuramente importante è la trasformazione di sorgenti sonore strumentali con modalità inusuali. Il suono dell’organo con distorsore e wha-wha è un elemento che altera l’immagine sonora dello strumento in modo a quei tempi inusuale; basti pensare che l’organo Hammond con l’aggiunta del Leslie (un complemento di altoparlanti rotanti) era il suono per antonomasia dello strumento in quel periodo. Un’altra interessante applicazione timbrica a uno strumento è l’uso del distorsore al basso elettrico. Anche se Hopper afferma che il primo impiego del fuzz bass risale a Paul McCartney (nell’album Rubber Soul), è innegabile che un impiego diffuso lo si trova nei brani dei Soft Machine, nei quali viene inserito per rinforzare le linee melodiche dell’organo o per fungere esso stesso come strumento che suona la voce principale. La modificazione timbrica di un suono che ha un’impronta ben precisa può fungere come segnale di un certo gruppo o di un certo tipo di musica. (esempio audio 7) L’organo distorto è in qualche modo un marchio sonoro dei gruppi che fanno parte della cosiddetta Canterbury Scene, specialmente i Soft Machine, i Caravan e gli Hatfield and the North. Anche un suono di chitarra particolare può diventare, oltre al marchio sonoro del suo esecutore, l’indicatore sonoro di un certo gruppo. Basti pensare alla chitarra quasi-slide di Roger Gilmour dei Pink Floyd per avere un esempio evidente. Le altre trasformazioni che possiamo trovare in questo periodo sono quelle “classiche” della musica elettroacustica; suoni al contrario, variazioni di velocità, riverberazioni e filtraggi. In End of an Ear (1970), un disco solista di Robert Wyatt, si trovano molte trasformazioni di questo tipo. E’ interessante notare come il pattern ritmico della batteria viene spesso sottoposto a variazioni modificando la velocità di scorrimento del nastro. (esempio audio 8) Il gesto sonoro iniziale di Roundabout degli Yes, dall’album Fragile (1970), è un tipico esempio di suono rovesciato: un accordo di pianoforte riprodotto al contrario in modo che il suo inviluppo crescente crei un gesto sonoro antecedente all’arpeggio che forma il motivo iniziale del brano. (esempio audio 9)

Suoni del mondo reale

La possibilità di fissare il suono in un supporto permette l’accesso alla totalità del mondo sonoro, inclusi i suoni naturali e artificiali che ci circondano. Il fatto di potere includere questi suoni nella composizione su disco non è solamente importante per l’ampliamento dei materiali e della tavolozza timbrica ma anche perche permette di introdurre elementi di narrazione extramusicale e di creare strutture sonore con vari gradi di transcontestualità (Smalley, 1996). Quando abbiamo parlato del loop, una delle caratteristiche sottolineate è stata quella della decontestualizzazione; il ripetersi ciclico di un evento sonoro che, qualsiasi esso sia, perde l’appartenenza al suo contesto naturale. Questo fenomeno si limita però a casi specifici, poiché nessun suono naturale, soprattutto quelli che hanno un potere maggiormente evocativo (mare, vento, ecc.), perde totalmente il riferimento al suo contesto originale. E’ vero che il suono viene decontestualizzato, viene estratto dal suo contesto originale; tuttavia l’effettivo risultato è l’acquisizione di un contesto ulteriore, quello della struttura sonora in cui viene articolato. Pertanto il suono ha due contesti: il contesto originario e il contesto attuale, un contesto naturale e uno ‘musicale’. Per questo motivo si parla di “transcontestualità”, una definizione che evidenzia come un suono naturale inserito in una struttura sonora presenti due significati, quello originale e quello relativo al suo impiego specificamente sonoro.
In molti brani di musica rock i suoni naturali possono acquisire un significato musicale, stabilendo relazioni con gli altri eventi sonori all’interno di un pezzo, ma non perdono completamente il loro significato derivante dal contesto naturale. Un determinato tipo di impiego di questi suoni in un contesto musicale permetterà di sottolineare maggiormente il significato relativo ad uno di questi due contesti. Se immaginiamo un asse con agli estremi i due tipi di contesti, possiamo assumere che dare risalto alle loro caratteristiche naturali, impiegarli come eventi anedottici, farà emergere il loro significato naturale, mentre evidenziare le loro caratteristiche musicali o il loro inserimento in strutture prettamente musicali, sottolineeranno il significato di tipo musicale.

Fig.3. Il continuum fra contesto naturale e musicale. La linea tratteggiata evidenzia la zona di maggiore sovrapposizione fra i due contest

L’impiego dei suoni della natura o della nostra realtà quotidiana può avere differenti funzioni. Ad esempio, l’introduzione con cinguetti di uccelli e dello stormire delle fronde in Across the Universe dei Beatles ha una funzione eminentemente decorativa, serve a rafforzare l’argomento della canzone ma non ha un legame profondo con la musica che introduce. Riscontriamo invece un impiego diverso di alcuni suoni del mondo reale, non riferiti alla natura, porte che si aprono e rumore di passi, nel primo disco degli Hatfield and the North (titolo omonimo). Citazioni sonore degli incipit dei brani che compongo il disco vengono fatte “apparire” attraverso l’apertura di alcune porte; un immaginario personaggio si muove correndo, indicato dal rumore dei passi, da una porta all’altra scoprendo il contenuto di ogni “stanza sonora” fino a aprire quella con il pezzo successivo. In questo caso il legame con gli elementi musicali è più forte, una funzione di ricordo e di collegamento con il brano successivo. (esempio audio 10) Un impiego dei suoni del mondo reale con una modalità che tende a sovrapporre i due contesti, musicale e narrativo-naturale, si trova  nel pezzo Alan’s Psychedelic Breakfast dei Pink Floyd. Le caratteristiche di questo brano, non solo in riferimento all’impiego di suoni del mondo reale, vengono analizzate nell’appendice analitica alla fine di questo articolo.

Lo studio di registrazione come strumento compositivo

Nella musica rock, ma si dovrebbe dire in tutta la musica che usa il disco come mezzo non solamente a scopo documentario, lo studio di registrazione non è solo il luogo dove viene registrato un brano ma anche il luogo nel quale esso viene composto. In questo contesto il termine non riguarda solamente la composizione in senso tradizionale ma la messa in scena sonora del brano e dell’intero album. Lo studio diventa un ambiente in cui si sviluppano le idee compositive e si impiegano tutte le tecniche di montaggio, missaggio e manipolazione dei suoni. Questo modo di impiegare lo studio di registrazione diventa gradualmente prevalente rispetto alla funzione di sola registrazione, “quasi dal vivo”, che aveva agli inizi della produzione discografica. Le note di copertina dell’album Unrest degli Henry Cow informano su alcune procedure di composizione in studio:

“All’inizio delle sessioni di Unrest non avevamo sufficiente materiale composto per un intero album quindi dovevamo farci venire delle idee nello studio. Avevamo ascoltato i Faust ma ora dovevamo usare lo studio come uno strumento compositivo. Dopo aver lavorato sul nostro materiale già composto, abbiamo iniziato a registrare delle improvvisazioni su un nastro multipista. Queste registrazioni multitraccia diventava il materiale grezzo da manipolare, usando processi come sovrapposizioni, editing, loop, missaggi […] spesso con il materiale che veniva eseguito a velocità differenti del nastro.” (Henry Cow,1991)

Il brano di cui ho parlato nel capitolo dedicato al loop, Deluge, è composto utilizzando questo tipo di strategie. In una versione di Unrest pubblicata su CD sono disponibili due estratti di queste sedute di registrazione. Ascoltandole attentamente si possono individuare alcuni materiali che verranno ripresentati, seppure in forma diversa, all’interno dei brani della seconda facciata dell’album. (esempio audio 11)
L’uso dello studio come strumento di registrazione non è un’esclusiva di gruppi rock sperimentali come gli Henry Cow. I Beatles, negli ultimi anni della loro produzione, hanno lavorato esclusivamente in studio rinunciando alle esibizioni dal vivo e  hanno impiegato creativamente le risorse messe a disposizione dagli strumenti di registrazione e trasformazione sonora per la produzione  dei loro brani. Non è un caso che George Martin, il loro produttore, è stato spesso chiamato il  “quinto Beatles”. Due esempi per indicare come il disco, e quindi il lavoro in studio, diventa di assoluta importanza per i Beatles: Revolution 9, un collage di eventi sonori non replicabile dal vivo, se non nel formato registrato; Stg. Peppers Lonely Hearts Club Band, i cui brani, come quelli degli album seguenti, non sono mai stati eseguiti dal vivo dal gruppo. Un altro caso evidente è l’album Close to the Edge degli Yes. Covach (1997) fornisce un’ottima analisi di questo album e della sua genesi. Di fatto, tutti i pezzi dell’album sono stati non solo composti in studio, ma, si potrebbe dire, assemblati, in modo tale che gli Yes per suonarli dal vivo hanno dovuto studiarli e impararli così come fa una cover band.

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1. Introduzione /
Il loop


2. Trasformazioni sonore / Suoni del mondo reale / Lo
studio di registrazione


3. Lo spazio sonoro


4. Analisi di Alan's
Psychedelic Breakfast


5. Bibliografia / Discografia

 

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